Il Nome
Prende il nome dalla casata degli Stayti, unita agli Ajerbe d’Aragona attraverso il matrimonio di Andrea Stayti Spatafora con Ippolita d’Ajerbe. Il nome deriva dalla sua fondatrice, Ippolita Stayti.
Le Origini
Le origini di Staiti sono molto antiche e studi recenti hanno confermato che i primi abitanti della zona furono un gruppo di pastori.
Inizialmente sorto come casale intorno al 1500, ad opera di pastori e contadini, fu “battezzato” da Eleonora Stayti che gli diede il nome e lo stemma del suo casato. Contrariamente alle precarie condizioni economiche di quasi tutti i Comuni del Regno di Napoli, nel XVII secolo Staiti poteva vantare una florida economia. Il paese si trova a 12 Km dalla costa, protetto da una sorta di barriera naturale, costituita da roccia viva, nota come a praca (roccia levigata) che lo rendeva quasi irraggiungibile dai pirati.
Nel 1811, il commissario ripartitore, con un’ordinanza scioglieva il paese dalla promiscuità, per condominio da Brancaleone. Cinque anni più tardi Staiti acquisiva l’autonomia e veniva elevato a capoluogo di mandamento dei comuni di Brancaleone, Bruzzano, Ferruzzano e Palizzi.
Il Centro Storico
Alla famiglia Stayti si deve la chiesa di Santa Maria della Vittoria, costruita tra il 1622 e il 1633 per commemorare la vittoria riportata a Lepanto dalle armate cristiane sui turchi, il 7 Ottobre del 1571. Come indica l’iscrizione sulla facciata, l’edificio fu restaurato al tempo del vescovo di Bova, Marcantonio Contestabile (1669-1699), periodo in cui fu innalzato il campanile cuspidato, munito più tardi di un orologio a pesi. All’interno, nella prima nicchia della navata sinistra, si conserva la statua in marmo del 1622 della Madonna con il Bambino mentre sulla navata destra si stagliano due altari barocchi dedicati ai Santi Vincenzo e Antonio, quest’ultimo voluto nel 1704 dal rettore della chiesa, Franco Catroppa, e in origine intitolato a San Biagio. Risalente al 1711 è la lapide sepolcrale degli arcipreti Leocani e Carneri, mentre poco più tarda è l’acquasantiera, commissionata dall’arciprete, Laurentius Misitano.
Appollaiato a 13 km dallo Jonio, sul fianco della rocca Giambatore, Staiti, presenta il consueto impianto medievale, caratterizzato da piccole case basse, intervallate da archi e piccole viuzze. Una di queste, detta la circonvallazione, conduce ad un’antica fontana, decorata con una maschera apotropaica. Ai piedi del paese sorge la chiesa di Sant’Anna, restaurata nel 1950 per volontà di don Amedeo Gavioli, a cui si deve l’inserimento del rosone. Alla Madre della Madonna è dedicata la festa patronale che si svolge dal 24 al 26 Luglio, durante la quale viene portata in processione la scultura lignea di Sant’Anna (XIX sec.), la cui corona fu donata da Fortunato Patti (+1882), con il ricavato della vendita di una “paricchia di vacche”.
Sulla strada per giungere a Staiti, adagiata nel fondovalle, in contrada Badia, s’innalza l’antica abbazia di età normanna di Santa Maria de’ Tridetti: il monumento più rappresentativo dell’influenza bizantina nell’Area Grecanica.
La Gastronomia
I piatti tipici della zona sono molto gustosi; tra loro ricordiamo i “maccarruni i casa” lavorati con i “cannici”, arbusti della zona con cui si arrotola la sfoglia, conditi con il ragù, ottenuto con una lenta cottura della carne di capra; la “capra alla pecurarisca”, la cui cottura avviene con la guarnizione di vari aromi; e infine gli ottimi formaggi e i salumi quali i capicolli, le soppressate e le salsicce affumicate.
La festa di S. Anna
La festa di Sant’Anna, che si celebra ogni anno nel mese di luglio, è il momento culminante della vita religiosa e civile della comunità di Staiti. Per l’occasione tornano anche gli emigrati e i fedeli dei paesi vicini che rendono il paese vivace e festoso. Il suono dei tamburi scandisce i giorni della Novena.
Il simulacro della Santa viene trasportato in processione fino alla chiesa parrocchiale in Piazza Santa Maria della Vittoria. La festa è accompagnata da fuochi pirotecnici, dalla locale Banda Musicale e dal ballo du sceccu, un rito che rimanda ad antiche credenze popolari.